Londra e Madrid potrebbero arrivare alla guerra per la Gibilterra

Londra “non cederà mai Gibilterra senza il consenso degli abitanti”. E per difendere i diritti sul promontorio rivendicato dalla Spagna potrebbe persino imbracciare le armi, come fece 35 anni fa nelle Falkland contro l’Argentina.

Secondo alcune indiscrezioni circolate domenica Madrid potrebbe approfittare della Brexit per piantare la bandiera gialla e rossa sulla Rocca di Gibilterra, che dal 1713 è sotto la sovranità inglese. Il pretesto è servito su un piatto d’argento dal documento presentato il 31 marzo dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, che contiene una bozza delle linee guida dell’Unione Europea per le trattative che definiranno l’uscita del Regno Unito dall’Ue. In particolare, secondo il documento, la Spagna ha il diritto di veto su Gibilterra. Ma Londra non ha alcuna intenzione di restare a guardare, né tantomeno di aspettare.

Theresa May come Margaret Thatcher
“Non procederemo ad alcun accordo senza che prima di questo il popolo di Gibilterra abbia espresso liberamente e democraticamente la propria volontà”, ha detto con chiarezza Theresa May al Primo ministro di Gibilterra, Fabian Picardo. Sempre domenica, il ministro degli Esteri Boris Johnson ha alzato il muro: “Gibilterra non è in vendita”.

Il Segretario della Difesa Michael Fallon ha rincarato la dose, affermando alla Bbc che il Regno Unito proteggerà Gibilterra “in ogni modo”. Mentre Michael Howard, ex numero uno del partito conservatore al governo si è spinto oltre affermando che sulla questione Theresa May “avrà la stessa determinazione” che l’ex premier Margaret Thatcher mostrò nel 1982 con le Falkland: “un’altra donna primo ministro inviò una taskforce dall’altra parte dell’oceano per proteggere un altro piccolo gruppo di britannici contro un Paese di lingua spagnola. Sono assolutamente convinto che l’attuale premier avrà a stessa determinazione del suo predecessore”.

Il riferimento è, appunto, alla guerra per il controllo della Falkland voluta dalla Lady di Ferro contro l’invasione da parte degli argentini, un conflitto nel quale persero la vita 655 militari argentini e 255 britannici. Poco dopo, Howard è tornato sui suoi passi precisando che non aveva assolutamente intenzione di suggerire una guerra.

Lunedì la May è tornata sulla questione affermando che l’approccio inglese alla questione è “più guancia a guancia che guerra a guerra”.

 

La partita si gioca sul commercio
Il tema, in ogni caso, non è di poco conto. Una volta avviata la Brexit, l’Unione europea è adesso controparte di Londra e dunque si schiera dalla parte dei propri Stati membri, e ciò ha una ricaduta già sugli accordi commerciali. Madrid ha affermato che si impegnerà a non chiudere il proprio confine con i territori britannico, sebbene da Bruxelles sia stato affermato che la Spagna sarebbe d’accordo nell’estendere alla Rocca le intese tra l’Unione europea e Londra.

In poche parole, la percezione di Picardo è che Madrid potrebbe tentare di ottenere la sovranità su quel territorio ventilando la possibilità di bloccare qualsiasi intesa commerciale. “Non negozierò alcuna sovranità relativa a Gibilterra senza che quest’ultima dia il consenso”, ha ribadito May nel corso di una telefonata con Picardo il cui contenuto è stato reso noto da Downing Street. “Il Regno Unito sostiene Gibilterra, la sua gente e la sua economia”, ha continuato la premier, a cui è toccato confrontarsi con le linee guida per la trattativa su Brexit consegnate dal presidente dell’Ue, Donald Tusk, agli ambasciatori dei Ventisette.

Fonte

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Monica Ralfi

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