L’appello di Mivar a Samsung: “Vi regalo la fabbrica se producete le TV a Milano”

Carlo Vichi, 94enne fondatore della storica casa lombarda Mivar, ha invitato i manager di Samsung a produrre le loro televisioni di ultima generazione in Italia. “Gli darei la fabbrica gratis, si potrebbe ipotizzare l’assunzione di mille persone”

“Signori Imprenditori asiatici, siete gli unici costruttori della componentistica elettronica.
Venite a rendervi  conto dei vantaggi che potreste avere assemblando in Italia 3 milioni all’anno dei vostri  televisori”.
È con queste parole che Carlo Vichi, imprenditore 94enne fondatore della storica casa lombarda Mivar, ha invitato i manager di Samsung a produrre le loro televisioni di ultima generazione in Italia attraverso un messaggio pubblicato sul sito web dell’azienda.
“La Mivar vi concederebbe l’uso gratuito di un complesso industriale unico al mondo in provincia di Milano, come pure il supporto necessario a una vostra presenza in Italia”.

Non è il primo appello lanciato dall’imprenditore, che in passato aveva già provato a salvare il suo stabilimento offrendone l’utilizzo in forma gratuita a chiunque fosse interessato e intenzionato ad assumere.
La Mivar, storica casa produttrice di televisori a tubo catodico, ha cessato la produzione nel 2013 schiacciata dall’arrivo delle TV LCD, che aveva iniziato a produrre solo nel 2005. “Perché non ci hanno concesso l’uso a giusto prezzo? Perché lo hanno concesso in un modo poco chiaro all’Asia?” si chiede Vichi sul sito dell’azienda lombarda. Ora però è proprio a questi “imprenditori asiatici” che si rivolge l’ultimo appello del patron della Mivar, con la volontà di portare nel nostro paese parte della produzione di colossi come Samsung che ormai dettano legge per quanto riguarda la diffusione delle TV nel mondo.

“Il governo stesso darà il benvenuto a una industria costruttrice di televisori” continua il messaggio. “Signor  Presidente della Samsung, mandi un suo incaricato a verificare personalmente come stanno le cose, non le costerà nulla”.
L’offerta? L’utilizzo gratuito dello stabilimento in provincia di Milano se Samsung deciderà di produrre i suoi apparecchi in Lombardia.
Una strategia che punta a mantenere viva l’eredità di Mivar, che oggi si impegna a tenere attiva l’assistenza tecnica per i molti apparecchi ancora presenti nelle vecchie case di chi non si è aggiornato agli schermi LCD ultrapiatti e nella produzione di speciali tavoli-sedie pensati per chi deve sedersi e alzarsi spesso da una sedia.
“Se Samsung accogliesse la nostra offerta si potrebbe ipotizzare l’assunzione di mille persone” continua. “Ci sono due siti produttivi: la sede storica in via Dante ancora oggi attiva per l’attività di manutenzione e il nuovo stabilimento lungo il Naviglio di Bereguardo, realizzato nel 1990”. Quest’ultimo non ha mai prodotto televisioni.


La storia della Mivar
Mivar nasce nel 1945 a Milano, in via Ugo Tommei, dove l’allora 22enne Vichi costruisce piccoli apparecchi radio che prendono il suo nome: Vichi Apparecchi Radio, o VAR. Nel 1956 viene commercializzato il primo prodotto a marchio Mivar – (MI)lano (V)ichi (A)parecchi (R)adio – e l’azienda si amplia fino ad assumere 200 dipendenti.
Il primo stabilimento nasce nel 1958 in via Giordani a Milano, accrescendo l’organico fino a 400 lavoratori complessivi, mentre il secondo viene costruito nel 1963 in via Dante ad Abbiategrasso.
È l’inizio di un successo che porterà nelle case italiane innumerevoli televisori a tubo catodico Mivar, diventato uno standard per quanto riguarda la TV italiana.
I primi problemi nascono però nel 2000 con l’arrivo della tecnologia LCD ad opera delle aziende cinesi. Mivar perde terreno e decide di passare alla nuova tecnologia solo nel 2005, vendendo “qualche centinaia di migliaia di TV LCD, ma subendo gravi perdite”. Nel 2013 arriva la decisione di bloccare la produzione, trovando nel business degli “Arredi Razionali” il nuovo campo principale. Oggi Mivar sta per (MI)lano (V)ichi (A)rredi (R)azionali.

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Monica Ralfi

Curiosa, avventurosa, spiritosa, #MonicaRalfi